Il disturbo del comportamento alimentare (DCA) viene definito nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come
un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale
Queste patologie sono caratterizzate quindi da alterazione delle abitudini alimentari e da eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.
Insorgono:
- prevalentemente durante l’adolescenza (una fase della vita in cui si è sottoposti a grandi cambiamenti sia a livello fisico (si sviluppano i caratteri sessuali) che psicologico e relazionale - ma ultimamente si stanno verificando sempre più episodi ad insorgenza precoce (in età infantile)
- più frequentemente nel sesso femminile
- soprattutto nei paesi occidentali, dove l’ideale di magrezza e perfezione fisica è sempre più diffusa e promossa dai media, che presentano una immagine di donna di successo che non è legata al possesso di particolari capacità o conoscenze quanto piuttosto alla forma fisica
Le ragazze infatti sono più vulnerabili su questo aspetto a causa dell’educazione e del contesto socioculturale in cui crescono, sono quindi molto sensibili al giudizio degli altri e il valore personale è maggiormente legato all’immagine esteriore piuttosto che al contenuto. Per le ragazze il corpo è un mezzo di comunicazione e di relazione, essere magre può diventare il requisito indispensabile per essere e sentirsi accettate, per cui avere un corpo che rispetti i canoni estetici promossi dalla società diviene una sorta di necessità per le relazioni sociali.
Generalmente sono presenti tratti di personalità caratterizzati da perfezionismo: ragazze ambiziose, con ottimi risultati a scuola e nelle attività che intraprendono, con un atteggiamento di dedizione e sacrificio che nasconde una bassa autostima e una profonda insicurezza personale, dovuta alla paura di non essere accettate dagli altri, di deludere e di fallire. Il giudizio esterno viene valutato come unico modo per stimare il proprio valore e per questo cercando in tutti i modi di soddisfare le aspettative altrui.
L’eziopatogenesi è di tipo multifattoriale, risultando dall’interazione di fattori predisponenti (genetici, biologici, psicologici, ambientali e socioculturali), fattori precipitanti (diete restrittive e difficoltà psicologiche personali, eventi traumatici) e fattori di mantenimento ossia tutti quegli eventi che contribuiscono a rinforzare e perpetuare la condizione patologica una volta innestata (sindrome da digiuno e il rinforzo positivo dall’ambiente (i complimenti ad una ragazza che è dimagrita)).
Le persone affette da un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali, hanno difficoltà emotive, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali, lavorative, e complicazioni mediche.
Uno dei segnali chiave oltre a quelli del corpo (forte dimagrimento, forte aumento di peso, amenorrea…) è il pensiero ossessivo del cibo e la paura costante di ingrassare. Motivo per il quale si evita di mangiare in pubblico, in mensa o al ristorante con gli amici, di partecipare ad eventi sociali in cui si mangia, come un compleanno o un matrimonio, finendo così al vero e proprio isolamento sociale.
I soggetti affetti da questo tipo di patologie manifestano un'alterazione della propria immagine corporea, una percezione distorta del proprio corpo che influenza atteggiamenti e pensieri.
Oltre ad interessare la mente e provocare sofferenza psicologica, coinvolge anche il corpo poiché può avere complicazioni fisiche molto gravi a carico del cuore, del sistema digestivo, delle ossa, dei denti e della bocca, fino a generare altre patologie.
Per questo il trattamento include una combinazione tra:
- terapia comportamentale,
- educazione alimentare,
- monitoraggio medico ed alcune volte somministrazione di farmaci
La terapia psicologica è la componente più importante del trattamento dei disturbi alimentari.
Questa può durare da pochi mesi ad alcuni anni, ed aiuta i pazienti a ristabilire degli schemi di assunzione del cibo regolari per raggiungere un peso salutare, supporta il paziente per l’identificazione ed il monitoraggio delle proprie abitudini errate e fornisce gli strumenti idonei per cambiarle verso altre più salutari.
Inoltre insegna a gestire lo stress ed i problemi, così da migliorare le proprie relazioni sociali ed in generale il proprio umore.
Imparare a gestire gli stress è fondamentale per questi pazienti perchè un qualunque evento stressogeno (anche in fase di remissione della patologia) potrebbe farli ricadere nelle cattive abitudini messe in atto durante la patologia. Le ricadute sono quindi molto frequenti.
I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED) ma nel dsm-5 sono stati inseriti anche altri disturbi:
- Pica - La caratteristica essenziale del pica è l’ingerire uno o più sostanze non nutritive e non alimentari per un periodo di almeno 1 mese (carta, capelli, ecc).
- Disturbo di ruminazione – caratteristica di questa condizione è il rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese, che il rigurgito non sia attribuibile a una condizione gastrointestinale associata o ad altra condizione medica, o ad altri disturbi alimentari.
- Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo - La maggiore categoria diagnostica di questo disturbo, che può essere riscontrato anche negli adulti, è DOVUTA A tre motivi principali: 1) apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo; 2) evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; 3) preoccupazioni per le conseguenze avversive del mangiare.
- Anoressia nervosa – Patologia che prevede:
- Restrizione dell’assunzione di calorie in rispetto al fabbisogno, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica.
- Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.
- Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso. Nei soggetti che manifestano sintomi di anoressia nervosa l'autostima è fortemente collegata alla forma fisica e al peso corporeo. La perdita di peso viene considerata come una conquista ed un segno di autodisciplina, mentre l’incremento ponderale viene esperito come una inaccettabile perdita delle capacità di controllo.
Chi soffre di questa patologia generalmente mette in atto una serie di atteggiamenti nei confronti del cibo:
- mangiare molto lentamente, mangiare di nascosto
- fare piccoli bocconi, sminuzzare e spezzettare i cibi
- Pulire i cibi dal grasso visibile, asciugare il condimento
- Usare le posate in modo anomalo (mangiare con una piccola forchetta)
- Nascondere il cibo, fare scarti elevati, lasciare sempre qualcosa nel piatto
- Usare spezie ed aromi in quantità eccessive
- Mischiare i cibi in modo inadeguato
- Bere quantità eccessive di liquidi fuori pasto o al contrario non bere
- Selezionare mentalmente e fisicamente la dose da mangiare
- Conteggiare le calorie di tutto quello che si mangia
- Controllare cosa e quanto mangia chi è a tavola con loro
- Assumere sempre gli stessi cibi e pietanze
- Bulimia nervosa - Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato dai seguenti aspetti:
- Mangiare in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
- Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
- Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi
- I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
- L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.
- Disturbo da alimentazione incontrollata BINGE EATING DISORDER (BED) - Mangiare, in un periodo definito di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
- Gli episodi di abbuffata sono associati a tre (o più) dei seguenti aspetti: Mangiare molto più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni, mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando, sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o assai in colpa dopo l’episodio.
- È presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.
- L’abbuffata si verifica, in media, almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
- L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.
- Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione – Condizione nella quale sono presenti i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che causano un significativo disagio clinico o un danno nel funzionamento sociale, occupazionale o in altre importanti aree, ma non sono soddisfatti i criteri pieni per qualsiasi dei disturbi nella classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, e nella diagnosi viene specificato il motivo (es. bulimia per meno di tre mesi – anoressia con un peso non così basso)
- Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione - Condizione nella quale sono presenti i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che causano un significativo disagio clinico o un danno nel funzionamento sociale, occupazionale o in altre importanti aree , ma non sono soddisfatti i criteri pieni per qualsiasi dei disturbi nella classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, e nella diagnosi non viene specificato il motivo