Riconoscere un prodotto integrale non è sempre semplice.
Non siamo un popolo che consuma grandi quantità di fibra, infatti la media nazionale è di circa 10g sotto l’assunzione raccomandata (che è di almeno 25g/die).
Tuttavia negli ultimi anni, grazie anche ad una maggiore attenzione al problema, il consumo dei prodotti integrali è aumentato.
Cerchiamo di capire meglio di cosa parliamo quando usiamo questo termine.
Quando parliamo di “cibo integrale” non facciamo riferimento sempre ad un prodotto minimamente processato, come potrebbe venire automatico pensare.
Il fatto che il prodotto che consumiamo sia leggermente più scuro rispetto al corrispettivo “raffinato” o che, ad esempio, in etichetta ci sia scritto “ricco in fibra”, non confermano la natura integrale dell’alimento.
Infatti, quello che avviene più spesso è che ad un prodotto inizialmente raffinato viene aggiunta della crusca per aumentare il contenuto di fibra finale. Se il quantitativo di fibra poi risulta del tutto simile a quello degli alimenti integrali veri e propri, da un punto di vista nutrizionale ci sono delle differenze.
Nel vero cereale integrale la lavorazione comprende tutte le parti del chicco, e quindi anche del germe (la porzione più interna del “chicco” che presenta grassi insaturi e altri micronutrienti) e della crusca (la porzione più esterna, ricca in fibra) che finiscono quindi nel prodotto finale, elementi invece eliminati nei cibi raffinati.
La presenza di queste componenti (e in particolare del germe) garantisce un maggior apporto di sostanze che rendono più ricco da un punto di vista nutrizionale il prodotto integrale.
Sia chiaro, la produzione di farine raffinate non è da intendere come qualcosa di negativo: oltre a caratteristiche migliori da un punto di vista tecnologico (la presenza di fibra infatti può alterare la consistenza finale di alcuni prodotti), la mancanza del germe e dei grassi in esso contenuti fanno sì che questi prodotti si deteriorino di meno e abbiano una lunghezza di conservazione maggiore.
Secondo le linee guida CREA (2018), dato il ruolo positivo del consumo di cereali integrali su salute cardiovascolare, tumori, peso e microbiota, almeno metà delle porzioni di cereali che consumiamo ogni giorno deve essere integrale.