Nella dismorfofobia, la preoccupazione legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti o lievi determina un grave disagio o una compromissione delle attività quotidiane.
- Ogni giorno, il soggetto passa ore a preoccuparsi dei presunti difetti, che possono interessare una qualsiasi parte del corpo.
- Il medico pone una diagnosi di dismorfofobia quando le preoccupazioni estetiche provocano un grave stato ansioso o interferiscono con l’attività quotidiana.
Il soggetto dismorfofobico crede di avere una o più imperfezioni o difetti fisici, che in realtà sono inesistenti o lievi. Continua a fare determinate cose come controllarsi ossessivamente allo specchio e confrontarsi a livello estetico con altri perché è molto preoccupato del suo aspetto. (fonte: msdmanuals)
Parliamo di un vero è proprio disturbo psichico che come tale va trattato perché in grado di ridurre pesantemente la qualità della vita della persona affetta.
Oggi, nel mondo della nutrizione, stiamo osservando una sua probabile forma più lieve, quindi con conseguenze meno nefaste almeno ne primordi, ma molto più diffusa.
Bisogna avere particolare attenzione nel definire una patologia come tale e non è un caso se nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental disorders) per diagnosticare un particolare stato è necessario rispettare dei precisi canoni oggettivi.
La linea che divide la “normalità” dalla patologia a volte è così sottile da rendere spesso difficile tracciare dei cardini, come avviene per esempio nel caso dell’ortoressia.
Chiunque lavori nel mondo della nutrizione avrà constatato come i modelli di bellezza fisica siano stati spinti molto in alto dai moderni social, nati strumenti di condivisione, ma divenuti chiari mezzi di confronto.
Molti ragazzi e ragazze (e adulti), infatti, decidono di contattare un nutrizionista per risolvere problemi estetici legati alla forma fisica. I pazienti in questione sono solitamente in ottimo stato fisico e non presentano particolari problemi di salute né inestetismi evidenti.
Allo stesso tempo mostrano un forte disagio per una loro caratteristica corporea (mi sento troppo magro, poco muscoloso, ho troppo grasso sull’addome ecc.) pur rientrando nei range di normalità, spesso con valori migliori della media.
Quasi sempre non c’è un rapporto particolarmente deviato con il cibo, come possiamo evidenziare in alcuni DCA, ma il nutriente è sempre visto in ottica di causa/soluzione del problema presente così come l’attività fisica.
Non possiamo nascondere come diverse caratteristiche del dismorfismo siano presenti e come in alcuni casi la riduzione della qualità della vita raggiunga elevati livelli.
Una caratteristica che accomuna la maggior parte dei soggetti è inoltre l’utilizzo assiduo dei social e non poche volte anche in visita vengono proposti dei modelli da quella fonte (“Vorrei un fisico così…”).
Tutti, soprattutto nell’adolescenza, abbiamo passato un momento in cui ci sentivamo inadatti. Il fenomeno non è quindi preoccupante in sé.
Il problema è proprio il nuovo canone proposto, per uomini e donne, che spesso nasconde modifiche virtuali, chirurgiche o farmacologiche non riproponibili in un contesto naturale.
Questo può quindi spingere l’orizzonte della soddisfazione sempre un passo più in là rendendo il tutto frustrante, autoalimentante e molto rischioso per persone che hanno una predisposizione verso questa tipologia di problema.
Crediamo fermamente che gli specialisti della mente e quelli della nutrizione debbano unire le forze per studiare e capire questo fenomeno più a fondo.
Le conseguenze potrebbero essere più gravi del previsto.